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2012

Project Description

Una notizia bella e brutta allo stesso tempo. Due settimane fa uno dei due piccoli di falco pescatore nati nel parco regionale della Maremma nella primavera del 2011 (prima riproduzione accertata in Italia dopo 42 anni) è stato trovato morto nell’Africa sub-sahariana, in Gambia per l’esattezza.

La comunicazione è giunta, via mail, al responsabile scientifico del progetto, il dottor Andrea Sforzi, grazie alla rete di contatti stabilita negli ultimi dieci anni che consente un rapido scambio di informazioni tra esperti di livello internazionale.

Gradelle, il maschio, non ce l’ha fatta. Si chiamava così perché il padre era arrivato pullo in Maremma da un nido corso, prelevato a Gradelle. La madre, invece, è una femmina senza anello, di cui era impossibile risalire alla “patria” di origine.

Ma andiamo per ordine. Dean Roizer, un birdwatcher inglese che si trovava nel Niumi National Park, in Gambia (a sud del Senegal, oltre 4.300 km in linea d’area dalla Maremma!), il 24 gennaio ha rinvenuto un esemplare di falco pescatore morto e, grazie agli anelli (uno metallico Euring con un codice intenazionale, ed uno in pvc colorato, con un codice del progetto italiano), ha iniziato ad interrogare gli esperti di questa specie per risalire alla provenienza dell’esemplare e denunciarne il ritrovamento.

In breve tempo si è messo in contatto con Andrea Sforzi per informarlo dell’accaduto. Sono ancora da chiarire le circostanze e le cause del decesso. Secondo gli accordi presi per posta elettronica, gli anelli ed un campione di penne dovrebbero essere spediti al Museo di Storia Naturale della Maremma nelle prossime settimane.

“La notizia – commenta il presidente del Parco della Maremma Giampiero Sammuri – ha dell’incredibile. Se da un lato, infatti, la morte del giovane falco è certamente un fatto negativo, dall’altro è noto che la mortalità nei primi mesi di vita è elevatissima in questa specie, in natura supera addirittura il 50%. Rimane dunque il rammarico sul fatto che Gradelle non sia riuscito a superare il primo anno di vita, il più difficile, ma nel contempo, grazie al fortuito ritrovamento e alla pronta comunicazione di Dean Roizer, questo triste avvenimento ci consente di avere la prova di uno spostamento molto ampio che nemmeno i componenti del gruppo di lavoro del progetto potevano ipotizzare”.

È infatti da poco partito uno studio, coordinato dal Parco regionale della Maremma e dal Parco regionale della Corsica, in collaborazione con le Università di Ferrara e di Montpelier (nell’ambito del dottorato di ricerca di Flavio Monti) per indagare sui movimenti del falco pescatore nel Mediterraneo. Una delle teorie più accreditate fino ad oggi ipotizzava che gli spostamenti degli individui di questa specie fossero limitati ai principali siti di nidificazione (Corsica, Baleari, Marocco, Algeria), con movimenti relativamente limitati.

“Il dato che arriva dal Gambia ci dice invece – sono parole del responsabile del progetto, Andrea Sforzi – che un falco nato in Maremma è riuscito a superare il deserto del Sahara e a raggiungere le coste dell’Africa occidentale, a sud del Senegal. Sì, perché sono ben noti da tempo gli ampi spostamenti delle popolazioni di falco pescatore dal nord Europa verso i paesi africani subsahariani, ma la distanza coperta da Gradelle lascia davvero sorpresi. Adesso si tratta di capire come e perché è morto. In queste ore ho cercato di rimettermi in contatto con il bird watcher inglese autore dell’osservazione, per verificare se anche la femmina – che avevamo battezzato Maremma e che a fine estate ha lasciato il suo nido a Bocca d’Ombrone per la naturale dispersione – abbia intrapreso lo stesso viaggio. Di certo l’area prescelta è un vero paradiso naturalistico, ricchissimo di pesci, che ospita una delle ultime foreste di mangrovie dell’Africa occidentale a nord dell’equatore”

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2012, All

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