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Biologia

Il Falco Pescatore
Biologia

Un Rapace Specializzato

Il genere Pandion comprende un’unica specie: il Falco pescatore (Pandion haliaetus). Rapace di grandi dimensioni, presenta adattamenti e strutture particolari idonee alla cattura dei pesci, sua unica preda. Vediamo qui di saperne di più sulla sua biologia, comportamento,  status.

Falco Pescatore:

Nome: Osprey, Aguila pescadora, Balbuzard

Classe: Aves

Ordine: Falconiformes

Famiglia: Pandionidae

Genere: Pandion

Specie: Pandion haliaetus

Morfologia

Il genere Pandion comprende un’unica specie: il Falco pescatore (Pandion haliaetus). Questo peculiare status tassonomico esprime le spiccate differenze morfologiche e comportamentali proprie della specie a confronto con le specie di altre famiglie di rapaci Accipitridae, Falconidae e Catharidae.

Per il Falco pescatore vengono riconosciute quattro sottospecie: (Pandion h. haliaetus) nella regione paleartica; (Pandion h. carolinensis) nel Nord America, dall’Alaska al Messico, in parte stazionaria ed in parte migratrice; (Pandion h. ridgwayi) stazionaria nei Carabi; e (Pandion h. cristatus) per l’Australia, Nuova Guinea ed alcune isole vicine. Le quattro sottospecie differiscono tra loro per variazioni, seppur minime, nelle dimensioni corporee e nel piumaggio.

Tendenzialmente individui tropicali ed australiani sono meno grandi di quelli appartenenti alle alte latitudini. Nonostante la diffusione di queste quattro sottospecie in ambienti distanti e molto diversi tra loro, non si è potuto verificare un fenomeno netto di speciazione, a causa, probabilmente, dell’elevata mobilità e dispersione migratoria. Ciò avrebbe favorito un continuo flusso genico tra le varie popolazioni limitandone l’isolamento e le possibilità di speciazione nel tempo (Poole, 1989).

Rapace di grandi dimensioni, il Falco pescatore presenta adattamenti e strutture particolari, idonee alla cattura dei pesci, sua unica preda (Arrigoni degli Oddi, 1902). Ha un piumaggio corto e compatto, soprattutto negli arti inferiori dove mancano i “calzoni”; possiede zampe agili, dal tarso e dalla tibia allungati; le parti inferiori delle quattro dita, con il quarto dito opponibile, sono provviste di particolari escrescenze e rugosità dette “spicole”, che facilitano una presa salda e sicura sulla superficie viscida e bagnata del pesce. E’ dotato di artigli lunghi ed uncinati che durante la predazione si serrano in soli 2/100 di secondo; la preda viene consumata interamente e grazie all’efficiente apparato digerente solo di rado vengono espulse borre.

La ghiandola dell’uropigio è di notevoli dimensioni e permette un’adeguata oleatura del piumaggio, che così rimane a lungo idrorepellente. Diagnostiche per il riconoscimento, sono le strette e lunghe ali incurvate, simili in volo a quelle dei gabbiani, ed il capo bianco decorato da un’evidente stria oculare nera che si estende fin dietro la nuca. Il piumaggio nei due sessi è molto simile; si riscontra un leggero dimorfismo sessuale nelle maggiori dimensioni corporee della femmina (Clark, 2003).

Adulto: testa bianco-crema con una larga banda nera in corrispondenza degli occhi; l’iride è giallo vivo; le copritrici del dorso sono di colore marrone uniforme, mentre le parti inferiori sono bianche, con leggere striature scure e macchie carpali nere ben evidenti durante il volo; il petto è caratterizzato da un bavaglio di piume marrone, solitamente più accentuato nelle femmine (Hayman & Hume, 2003). La coda è superiormente scura con barre chiare e viceversa nella zona inferiore. Il becco compatto è robusto ed uncinato.

Lunghezza: 53-66 cm (58 cm)

Apertura alare: 147-174 cm (160 cm)

Peso maschio: 580-750 g (650 g)

Peso femmina: 1.0-2.0 kg (1.6 kg)

Giovane: simile all’adulto tranne che per la caratteristica iride di color arancio e per le picchiettature chiare delle copritrici del dorso durante i primi mesi di vita. Il piumaggio adulto viene assunto dopo circa diciotto mesi.

Pulcino: primo piumino fitto e corto con una banda marrone centrale; secondo piumino superiormente grigio e parti restanti bianche.

Comportamento

Caccia

Il Falco pescatore è l’unico rapace diurno a cibarsi quasi esclusivamente di pesce (oltre il 95% dell’alimentazione). E’ un pescatore eccezionale e dal comportamento predatorio singolare; caccia scrutando attentamente le acque sottostanti con volo planato, alternato frequentemente dallo “spirito santo”, o più comunemente rimanendo appostato su di un posatoio ben rialzato.

Le prede, solitamente pesci che vivono in acque superficiali, una volta individuate vengono catturate a seguito di una fulminea picchiata, durante la quale le zampe con gli artigli aperti sono protese in avanti. Dopo il tuffo, il rapace può restare sommerso in acqua per qualche istante, essendo poi in grado di rialzarsi con poderosi battiti d’ala e di scrollarsi l’acqua di dosso una volta in aria.

Se la preda si trova troppo in profondità o il falco non è sicuro dell’esito della predazione, la picchiata non viene portata a termine e velocemente riacquista quota. Sono riportati, però, casi d’individui annegati per aver preso pesci troppo grossi dai quali non sono più riusciti ad estrarre gli artigli (Chiavetta, 1981).

Di solito gli individui cacciano da soli, anche se sono stati osservati comportamenti gregari di caccia, in cui la stretta socialità funge da centro d’informazione per gli individui. Ogni animale può utilizzare, infatti, l’informazione della direzione di provenienza di un altro falco che ha avuto successo nella predazione e dirigersi nel medesimo luogo, sperando di trovare del pesce (Alcock, 2001).

Le prede hanno un peso di circa 200-300 gr ed una lunghezza che oscilla tra i 25-35 cm, sempre in relazione alle regioni ed alla disponibilità specifica del luogo; oltre i 400 gr di peso, il trasporto in volo risulta troppo difficoltoso e spesso la preda viene abbandonata (Poole, 1989).

I Falchi pescatori si nutrono di diverse specie a seconda della zona di caccia, ma se ne hanno la possibilità alternano, senza distinzioni, pesci d’acqua dolce a pesci marini o di bacini salmastri; nel Mar Mediter-raneo catturano cefali, muggini e saraghi; persici, carassi, tinche e carpe in acque dolci. In casi sporadici ed occasionali possono essere catturati piccoli mammiferi, uccelli e rettili. A seguito dell’alimentazione i Falchi pescatori dedicano molto tempo alla pulizia del piumaggio che viene attentamente oleato, e a quella del becco e degli artigli che vengono trascinati in acqua durante il volo.

Prediligono tendenzialmente acque limpide e pescose, come estuari, foci, coste, fiumi o baie.

Migrazione

Il Falco pescatore è una specie migratoria. Le popolazioni dell’emisfero boreale, ogni anno, prima dell’arrivo dell’inverno, affrontano un lungo volo di migliaia di chilometri fino ai siti di svernamento alle basse latitudini. Dal Nord America all’America del Sud, passando attraverso le distese oceaniche, oppure dal nord Europa alle coste settentrionali dell’Africa, per poi spingersi nelle regioni sub-sahariane e concentrarsi soprattutto nelle aree limitrofe al Golfo di Guinea.

Qui i falchi svernano in un ecosistema idoneo, fatto di foreste pluviali, coste a mangrovie e fiumi pescosi. Grazie alle lunghe e strette ali e ad una discreta portanza, il Falco pescatore è altamente specializzato a questo scopo, riuscendo a superare anche la grande barriera del deserto del Sahara.

Ricerche condotte mediante l’applicazione di radio satellitari hanno infatti, reso possibile lo studio delle rotte migratorie di alcuni individui, da cui si è notato che l’attraversamento di oltre duemila Km di deserto, può essere condotto con un singolo volo, solitamente notturno. Un piccolo numero di individui nordeuropei trascorre il periodo invernale nei paesi mediterranei, tra cui l’Italia.

Le migrazioni delle popolazioni settentrionali hanno inizio durante le ultime due settimane di Agosto e continuano per tutto il mese di Settembre e di Ottobre (Cramp & Simmons, 1980). Per individui tardivi, solitamente giovani, anche in Novembre. La durata del viaggio varia tra i 2-3 mesi a seconda poi della velocità con cui l’individuo conduce il volo. Solitamente le coppie che hanno avuto i pulcini lasciano per ultime i siti di nidificazione. La migrazione avviene singolarmente, anche se spesso lo stimolo della partenza di alcuni individui può influenzare il comportamento degli altri falchi, soprattutto per i giovani.

La migrazione primaverile avviene tra Marzo e Maggio, e in questo periodo si assiste all’arrivo dei primi individui ai siti di nidificazione; il viaggio di ritorno, nonostante le distanze e le rotte rimangano per lo più invariate, risulta essere più rapido e veloce del precedente. Già alla metà d’Aprile, si registrano i primi arrivi; probabilmente ciò è dovuto alla necessità di riprodursi il prima possibile, avendo così poi il tempo necessario per allevare al meglio i pulcini. I giovani d’uno o due anni ancora sessualmente immaturi, impiegano per il loro viaggio un tempo maggiore rispetto agli adulti.

Per quanto riguarda le popolazioni delle medie latitudini, si registra invece la presenza d’individui stanziali, non migratori, cosiddetti “residenti”.

Questi individui tendono a rimanere nei siti di nidificazione per tutto l’anno, compresa la stagione invernale o al massimo compiono brevi spostamenti.

Il fattore che maggiormente condiziona questo comportamento stanziale è da ricercarsi nell’assenza delle basse e rigide temperature nordiche che regolarmente gelano le acque e quindi in una continua disponibilità trofica durante tutto l’anno. Popolazioni residenti si rinvengono in Australia e per quanto riguarda il bacino del Mediterraneo, in Corsica.

Riproduzione

Dopo la migrazione primaverile si registrano i primi arrivi ai siti di nidificazione; solitamente i maschi giungono qualche giorno prima delle femmine, mentre gli ultimi ad arrivare sono i giovani non ancora maturi.

Le coppie già formate tendono ad occupare i loro vecchi nidi, mentre le nuove coppie o gli esemplari che hanno perso un partner, ne costruiscono di nuovi.

Le parate nuziali avvengono da Gennaio a Maggio, con volteggi, planate e “voli a festoni”, accompagnati da vigorosi battiti d’ala. Dopo aver catturato un pesce, il maschio ritorna al nido esibendosi ed emettendo un caratteristico richiamo (Dennis, 1991); la preda viene poi offerta alla femmina.

Il nido viene solitamente costruito in prossimità di ricche zone umide; entrambi i sessi contribuiscono alla formazione della struttura, che viene ingrandita ed allargata di anno in anno (Nardi & Sailler, 1984); in alcuni casi le dimensionisuperano anche il metro e mezzo di diametro ed i due metri d’altezza. Il materiale utilizzato è composto soprattutto da grandi e robusti rami secchi, intrecciati con altri di minori dimensioni, mentre la lettiera all’interno viene ricoperta di materiale soffice e morbido, come alghe o posidonia (Posidonia oceanica) (Massa, 1987).

La selezione del sito di nidificazione richiede molto impegno ed attenzione, in quanto la struttura deve essere facilmente raggiungibile dall’alto e consentire le difficili manovre di atterraggio.

In Corsica viene costruito lungo coste rocciose a picco sul mare, in genere in cima a guglie o creste scoperte ad altezze che possono raggiungere anche i cento metri (Thibault & Patrimonio, 1992).

Nell’Europa settentrionale invece la specie nidifica sugli alberi; in Scozia il 70% dei nidi sono costruiti sulla cima di pini silvestri (Pinus silvestris) (Dennis, 1991). Il sito deve permettere una buona visibilità sul territorio circostante ed un’efficace protezione dai predatori terrestri. Gli individui nidificanti in ambiente antropizzato, non disdegnano l’utilizzo di pali della luce, torri, tralicci dell’alta tensione o piattaforme artificiali. Nel periodo riproduttivo, il maschio emette dei caratteristici versi acuti compiendo ampi volteggi e portando prede alla femmina. Generalmente le femmine che ricevono più cibo dal proprio partner, sembrano essere più recettive e meno disposte ad intraprendere eventuali copule extraconiugali (Mougeot et al, 2002), anche se non sempre gli accoppiamenti sono associati alla consegna del pesce (Green & Krebs, 1996). Le copule della coppia si ripetono per un lungo periodo, circa 45 giorni, e con grande frequenza. All’atto, il maschio atterra gentilmente con i tarsi e gli artigli socchiusi sul groppone della femmina mantenendosi in equilibrio precario con vigorosi battiti d’ali. Se la femmina è recettiva, si assiste al contatto cloacale ed al trasferimento dello sperma. In caso contrario si ha il fallimento del tentativo di copula, cosa questa, molto comune soprattutto tra i giovani. I Falchi pescatori sono monogami e raramente le coppie si dividono; la poliginia è occasionale. Dopo gli accoppiamenti, per tutto il periodo dell’incubazione e della cova, la femmina viene nutrita esclusivamente dal maschio che dopo aver mangiato la parte anteriore delle sue prede, porta il restante al nido. La deposizione delle uova, che varia con la latitudine, avviene generalmente tra i 10-30 giorni dopo l’arrivo ai siti di nidificazione; vengono deposte da 1 a 3 uova di colore bianco con chiazze brune-vinacee del peso circa di 80 grammi. La schiusa si ha dopo circa 6 settimane ad intervalli di 48 ore l’una dall’altra. Di solito l’ultimo nidiaceo è notevolmente più piccolo e meno aggressivo degli altri e spesso va incontro ad una morte prematura, soprattutto in caso di scarse disponibilità trofiche. Trascorsi dieci giorni, i nidiacei acquistano una certa mobilità e a 2 settimane compaiono le prime piume; ad un mese d’età hanno già raggiunto il 70%-80% del loro futuro peso corporeo e a pochi giorni dall’involo i pulli intensificano la loro muscolatura alare esercitandosi regolarmente con ampi flaps. Il primo involo si ha a 50-60 giorni di vita, generalmente in Giugno-Luglio, ma lo svezzamento durerà ancora per un altro mese circa durante il quale i giovani faranno più volte ritorno al nido e continueranno a nutrirsi di pesci portati dai genitori.

Successivamente inizia l’erratismo giovanile in cui si registrano spostamenti verso zone di caccia limitrofe fino al momento della prima migrazione. Nei primi anni di vita la mortalità è molto alta e può raggiungere oltre il 50% nel primo anno, mentre si stabilizza attorno al 30% negli anni successivi. La maturità sessuale viene raggiunta intorno al terzo anno di vita (Poole, 1989).

Status e Distribuzione

Il Falco pescatore è una specie cosmopolita che si è diffusa in quasi tutti i continenti, sempre in stretta associazione con ambienti umidi siano essi d’acqua dolce che salata.

Le popolazioni nordiche si rinvengono a partire dalle regioni subartiche fino ai 20°N. Sussistono, tra queste, popolazioni non migranti o parzialmente migratrici che risiedono per tutto l’anno nei loro siti; Mediterraneo, Mar Rosso, Golfo Persico, Capo Verde, Canarie, Spagna e Portogallo. La specie non è a rischio d’estinzione su scala internazionale; la sua consistenza è stimata tra le 25.000-30.000 coppie nidificanti. Nonostante il rapido declino registratosi negli ultimi 150 anni a causa della persecuzione e del disturbo antropico, si riscontra oggi un parziale aumento numerico delle popolazioni nord americane e nord europee, ottenuto anche in virtù della protezione legale della specie. A livello europeo si contano circa 2.000 coppie nidificanti, concentrate soprattutto in Svezia e Finlandia.

Per quanto riguarda il contesto mediterraneo, la situazione è diversa sia per la dimensione che per la frammentazione delle popolazioni. Con meno di un centinaio di coppie riproduttive distribuite tra la Corsica, isole Baleari, Marocco e Algeria, il Falco pescatore nel Mediter -raneo è molto fragile sotto il profilo conservazionistico, nonostante il netto miglioramento registrato negli ultimi venti anni.

In Italia

Nel nostro paese il Falco pescatore nidificava in passato lungo le coste rocciose della Sicilia, della Sardegna e delle isole limitrofe; si poteva rinvenire anche qualche coppia sporadica lungo alcune località costiere. Ad oggi, purtroppo, per la persecuzione diretta, la specie è ormai scomparsa come nidificante dal nostro territorio e così anche in molti altri paesi europei. Ultimi dati di nidificazione, accertati in Italia, risalgono alla fine degli anni ’60: 1968 in Sicilia e tra il 1968-1969 in Sardegna.

Relativamente all’area dell’Arcipelago Toscano, l’ultima nidificazione, accertata da Arrigoni degli Oddi (1929), si è avuta sull’isola di Montecristo intorno agli anni ’20; altre segnalazioni non confermate ne aggiornerebbero la data agli anni ’50. Nonostante ciò, il numero d’individui che, durante il flusso migratorio, attraversa l’Italia può essere stimato attorno ad alcune migliaia di individui; gli svernanti, invece, sono piuttosto sporadici ed occasionali.

Status legale

Specie protetta in tutti i paesi europei. Iscritta nell’appendice 1 della Direttiva Europea concernente la conservazione degli uccelli selvatici (specie oggetto di misure speciali per la conservazione, in particolare per ciò che concerne il loro habitat: Zone di Protezione Speciale; 2 Aprile 1979), iscritta nell’allegato 2 della Convenzione di Berna (specie faunistica particolarmente protetta; 19 Settembre 1979); inclusa nell’allegato 2 della

Convenzione di Bonn relativa alla conservazione delle specie migratrici (specie in stato di conservazione sfavorevole, che necessita l’adozione di misure appropriate; 23 Giugno 1979), inclusa nell’allegato 2 della Convenzione di Whashington sul commercio internazionale di specie di fauna e flora selvatiche minacciate di estinzione (CITES) (specie minacciata di estinzione, il commercio è vietato all’interno e all’esterno dell’Unione Europea; 3 Dicembre 1982).

Progetti di Reintroduzione

In Europa, la specie è stata oggetto di alcuni progetti di reintroduzione condotti con la tecnica dell’hacking: in Inghilterra tra il 1996 ed il 2001 un totale di sessantaquattro pulcini di Falco pescatore provenienti dalla Scozia, è stato traslocato nella Rutland Water Natural Reserve; con lo scopo di incrementare la popolazione di falchi nelle Isole Britanniche e di restaurarne il suo range storico (Mackrill, 2005). La specie come nidificante era assente in Inghilterra da oltre 150 anni (ultima nidificazione registrata nel 1847 da Somerset), ma regolarmente presente durante la migrazione (Dennis & Dixon, 2001).

In Spagna, la specie si riscontrava come nidificante esclusivamente nelle isole Baleari e nelle Canarie; dal 2003 in Andalusia (Càdiz), dove comunque la specie è presente con individui svernanti o di passo (Garcia & Sayago, 2004), è iniziato un progetto dalla durata quinquennale, per favorire l’espansione della popolazione mediterranea e ridurne il rischio di estinzione, mediante giovani provenienti dalla Scozia, dalla Germania e dalla Finlandia.

In Portogallo, la specie era comune lungo tutta la costa rocciosa fino agli inizi del ventesimo secolo; in seguito, soprattutto per cause antropiche, si è verificata una drastica riduzione che ha portato il contingente nidificante ad una singola coppia. Si ritiene quindi necessario un intervento di ripopolamento con individui provenienti da popolazioni donatrici e mediante la tecnica dell’hacking (Palma, 2001).

Corsica: in Corsica agli inizi del novecento si annoveravano più di cento falchi, concentrati soprattutto nelle zone rocciose delle coste nord occidentali. Ma disturbi quali il bracconaggio ed il collezionismo d’uova ne avevano ben presto ridotto notevolmente il numero a poche coppie (un massimo di tre nel 1974). A partire dal 1975 con la protezione dell’area in Parco Naturale Regionale (Réserve Naturelle de Scandola), la popolazione ha registrato un discreto aumento e ad oggi conta ventinove coppie territoriali (Dominici & Thibault, 2005). L’area corsa ha raggiunto inoltre livelli di saturazione, dato il basso numero di siti di nidificazione disponibili in aree idonee; dagli anni ’90 al ’97 ben dieci coppie hanno riutilizzato dei nidi storici fino a quel tempo abbandonati da oltre 20-30 anni (Thibault & Bretagnolle, 2001).