Con meno di un centinaio di coppie riproduttive distribuite tra la Corsica, isole Baleari, Algeria e Marocco, la popolazione mediterranea di falco pescatore costituisce un’entità vulnerabile sotto il profilo conservazionistico. In Italia la scomparsa della specie si fa risalire tra gli anni ’50 e ’60, probabilmente per una persecuzione diretta.
Anche in Corsica il falco pescatore ha rischiato di seguire lo stesso destino di altre popolazioni mediterranee; nel 1974 ne restavano infatti solo 4 coppie. Fortunatamente, l’adozione tempestiva e prolungata di efficaci strumenti di conservazione e controllo del territorio ha portato ad un recupero straordinario della specie, fino alla trentina di coppie attualmente nidificanti.
Il successo dell’operazione condotta dal Parco Regionale della Corsica e, in particolare dal personale della riserva marina di Scandola, ha creato le condizioni perchè si potesse realizzare un progetto di conservazione coordinato, che interessasse anche le coste italiane. In questo processo si è inserito il Parco Regionale della Maremma, per volontà dell’allora presidente Giampiero Sammuri.
Partendo da queste riflessioni, nel 2002, prese il via il progetto di ricostituzione di una popolazione nidificante di falco pescatore nel Parco della Maremma, con la prima nidificazione sul fiume Ombrone nel 2011 dopo il rilascio annuale dal 2006 di giovani nati nei nidi in Corsica, trasferiti in voliere e poi liberati in Maremma. Oggi sono ben cinque le coppie nidificanti distribuite tra il Parco della Maremma, la Diaccia Botrona e le vicine Oasi WWF di Orbetello a sud e Orti Bottagone a nord.